di GIORGIO PANDINI
Dopo Matteo Salvini in mutande al Papeete, lo show (tragicomico) in diretta televisiva nazionale di Attilio Fontana alle prese con la mascherina e le alzate di ingegno del sindaco meneghino Giuseppe Sala, la Lombardia – che una volta era una delle Regioni d’Italia prese come esempio di efficienza e serietà – riesce a collezionare l’ennesima figuraccia!
Stavolta protagonista è Guido Bertolaso, assessore al welfare regionale che, sebbene non lombardo, è stato chiamato dal già citato Fontana per riorganizzare e – nelle intenzioni – migliorare il sistema sanitario della Regione.
Ecco dunque la sua trovata brillante: una tessera sanitaria a punti, con premi annessi, proprio come le raccolte punti del supermercato, (quelle in cui, al termine, ti regalano una pirofila!).
Queste le parole dello stesso Bertolaso: “Se conduci uno stile di vita corretto e salutare puoi guadagnare dei punti che poi ti permettono di ricevere degli incentivi che possono essere diverse modalità di premialità”. E ancora: “La prevenzione è importantissima perché si vive molto meglio. Più ti controlli e più a lungo possibile vivi, cʼè ancora tanta ignoranza e tanta diffidenza ingiustificata”.
Diffidenza? …diffidenza dice. Come se gli italiani avessero dimeticato la barbarie vaccinale in tempo di pandemia.
Ma andiamo avanti. La tessera sanitaria a punti spiega l’assessore “non prevede iniziative “coercitive” ma riguarda vaccinazioni e screening gratuiti che aiutano a prevenire gravi patologie”. Bertolaso parla di tumori, in primis, da gestire con esami non invasivi che portano a prevenire tali gravi malattie, mettendoli a disposizione in modo completamente gratuito.
Attualmente queste misure vengono utilizzate dalla metà degli aventi diritto, ma lui, Bertolaso, ideatore della tessera a punti, vuole stafare, vuole arrivare al cento per cento!
In questo modo si salvano vite e si risparmiano soldi per la sanità.
Senza svantaggi.
Naturalmente nelle sue parole non può mancare un riferimento al periodo pandemico.
Proprio in quegli anni, a partire dal 2020 viene chiamato in via straordinaria a ricoprire l’incarico di consulente in Lombardia, Marche, Sicilia e Umbria per l’emergenza COVID-19.
Oggi fa un ringraziamento di facciata al personale sanitario di allora e generiche promesse di riconoscimento economico. Roba già sentita, ma che è rimasta lettera morta, tanto è vero che medici e infermieri (lombardi e non) vanno in massa oltreconfine – a lavorare in Svizzera – dove gli stipendi sono nettamente superiori rispetto agli standard italiani.
Quindi, dopo che l’ex presidente regionale (il condannato) Roberto Formigoni, ha smantellato, negli anni, il welfare lombardo – fiore all’occhiello della Regione, ora uniformato al resto del Paese con liste d’attesa indecenti e personale in fuga – arriva Bertolaso e l’unica idea che riesce a tirare fuori dal cilindro è la raccolta punti sulla tessera sanitaria!
Più visite di controllo e punture ti fai e più raccogli punti per vincere i premi.
Ah già, i premi… e di cosa si tratta esattamente?
Lo spiega lui stesso: “Penso, ad esempio, ad ingressi nei nostri centri termali di altissima qualità dove effettuare cure o alla possibilità di offrire skipass gratuiti sui nostri comprensori montani che, proprio fra 2 anni, ospiteranno le Olimpiadi.
Stiamo anche pensando a come coinvolgere gli organizzatori dei grandi eventi che ogni anno ospitiamo in Lombardia, in modo tale da mettere a disposizione premialità di questo genere”
Se penso che una volta la mia Regione era la capitale modiale della moda; era la Milano da bere; il posto in cui arrivavano pazienti da tutta Italia, per avere le cure migliori; era il luogo in cui innovazione ed efficienza erano perseguite con intelligenza e lungimiranza, oggi mi deprime constatare che, come nelle raccolte punti della “Mulino Bianco”, siamo ostaggi dell’ultimo saccottino per vincere la tazza della colazione di fine raccolta.
Se mi chiedesse cosa penso della sua idea, a Bertolaso risponderei come farebbe il grande Totò: “Ma mi faccia il piacere!”.
Ulteriore approfondimento nell’intervista del direttore Beatrice Silenzi con la scrittrice Enrica Perucchietti.
SANITÁ A PUNTI COME AL SUPERMERCATO.