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Su Fabbrica della Comunicazione, Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile – si occupa della rubrica, “Comunicazione e Dipendenze”, in collaborazione con Studi & Salute Bolgan
Ospite di questo appuntamento è la giovanissima Margherita Forconi, studentessa e scrittrice marchigiana di 21 anni, che nel libro “Ora che siamo soli” racconta di anoressia, autolesionismo e suicidio, argomenti seri che ripropone, in parte nel secondo romanzo dal titolo “Dove crescono i papaveri”.
I ragazzi, gli adolescenti, sono in difficoltà, stretti nella morsa dei mille impegni, delle scelte importanti, di un futuro lavorativo che appare incerto, confuso.
Ragazzi che chiedono aiuto come possono: con rabbia, o con frustrazione, mentre gli adulti – genitori e insegnanti – sono spesso distanti, incapaci o impreparati ad ascoltarli.
Negli ultimi anni poi, a causa dell’emergenza sanitaria e della forzata clausura, il malessere di molti ragazzi è aumentato. Stare rinchiusi a casa a parlare con se stessi non ha fatto altro che ingigantire le insicurezze.
Il suicidio di un’amica d’infanzia, fa nascere in Margherita Forconi il desiderio di scrivere, come se fosse una terapia liberatoria di un’emotività che trova così il suo sfogo naturale.
E poi c’è “Dove crescono i papaveri”, il secondo romanzo. Quattro storie che sanno di estate, di passeggiate, di brezza.
Attraverso le storie di quattro donne, ciascuna alle prese con il suo dolore, la giovane scrittrice entra nell’animo della vita quotidiana, nel tentativo di tornare a respirare nonostante i vuoti, i pezzi mancanti, le cicatrici.
Alla ricerca di se stesse.
“Di fronte alle decisioni vere della vita, che determinano chi sei e chi sarai, si è sempre soli: non contano gli amici, e nemmeno i genitori.
Si è soli nel decidere se mangiare, se farsi del male, se vivere o morire.
Apparteniamo ad una generazione vessata da una società che mette l’immagine e la performance prima della persona.
La storia è questa e questo è il dolore, che chiede solo dignità.”
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