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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica Approfondimento Stoico è a cura dello scrittore ed antifilosofo Michele Putrino e Beatrice Silenzi, direttore responsabile.
Nell’appuntamento di oggi si parla delle Tusculanae disputationes di Cicerone, nel Libro V.
Il tema affrontato è la virtù. Può bastare da sola a rendere un uomo felice? È da lui stesso considerata la “più importante e nobile” fra tutte le concezioni filosofiche.
Alla filosofia è rivolto un inno di lode, poiché essa ha dato origine alla civiltà e, senza la sua guida, l’umanità sembra destinata a perdersi.
Solo seguendo i suoi principi l’uomo potrà evitare gli errori, perseguire la virtù ed avere una vita tranquilla.
Nel V libro, nell’intento di dimostrare al suo interlocutore che la virtù basta da sola a garantire la felicità, mostra la sua vicinanza alle tesi stoiche che contrappone alle posizioni di Aristone e Antioco.
Per gli Stoici – poiché non esistono beni al di fuori della virtù – essa sarà l’unica a garantire la felicità.
Tutte le vicende umane, gli eventi determinati dal caso, non potranno nulla contro il saggio pago dell’unico bene che si possa desiderare.
I cinque libri delle Tusculanae disputationes costituiscono un’opera basilare di Marco Tullio Cicerone – che vide la luce all’incirca nel 45 a.C. – ed il cui scopo era di divulgare a Roma la filosofia stoica.
Il titolo deriva dal fatto che l’autore affermava di averle composte nella sua villa di Tusculum.
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