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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica Politicamente è a cura dello scrittore e storico Paolo Borgognone che commenta con Beatrice Silenzi fatti di attualità, politica e geopolitica.

Già dalle prime ore successive all’attentato a Donald Trump, i social sono stati inondati dalle più diverse teorie del complotto: dal Deep State ai servizi segreti, dalla lobby ebraica al cronista italiano Marco Violi

L’attentato a Trump, avvenuto nel bel mezzo di un comizio elettorale in Pennsylvania, ha dato il via a numerose teorie cospirative e fake news virali sull’accaduto, tutte ampiamente già smentite, eppure diffuse velocemente sul web a livello mondiale.

L’attentatore è il ventenne Thomas Matthew Crooks e, mentre l’Fbi ha avviato un’indagine, Mark Violets – Marco Violi, direttore di Romagiallorossa – è stato indicato, in prima battuta, come presunto attentatore, ma si trattava di una bufala (e sporgerà denuncia!).

Secondo una delle tante teorie, gli spari provenivano da una pistola a pallini o da una pistola fantasma, costruita con parti stampate in 3D, tutto questo perché la foto di Trump sanguinante con il pugno alzato è “troppo perfetta per essere reale”.

I blog statunitensi di sinistra hanno accusato apertamente Trump e i magnati dell’industria, di aver inscenato un’operazione “false flag”, mentre quelli di destra, invece, hanno accusato l’intero apparato statale, e il movimento antifascista, infine, non sono mancate numerose teorie che hanno messo in dubbio il ruolo dei servizi segreti nell’accaduto.

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