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Su Fabbrica della Comunicazione la rubrica Libero Pensiero è cura di Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile, qui con Riccardo Magnani.

Leonardo da Vinci e Alessandro Manzoni hanno molti tratti in comune: lo spiega il ricercatore e scrittore Riccardo Magnani, autore di un nuovo libro che parla di due personaggi simbolo della cultura e del genio italiano.

“Entrambi figli illegittimi, vengono consegnati alla storia da una narrazione che tende a rimandarci un’immagine che non corrisponde affatto alla realtà.  Neoplatonico uno, massone l’altro (anche se la matrice culturale dei due movimenti è molto simile) ed entrambi lontani dal dogmatismo cattolico – sebbene Manzoni dovette vivere una conversione per asservire l’ingombrante presenza della Chiesa” dice Magnani

Ma anche la figura di Leonardo ci è stata consegnata completamente distorta, per colpa di un servilismo accademico a cui ancora oggi si fa riferimento. 

Vivendo negli stessi posti, lungo il Lario, non è escluso che entrambi possano aver avuto le medesime esperienze.
Per Leonardo è basilare il Neoplatonismo e l’ordine duale universale che si ritrovano, sotto altra forma, in Manzoni, che parla di Provvidenza, Destino e Volontà. 

“Ma è nella Gioconda che le vite artistiche dei due personaggi si sovrappongono. L’incipit de I Promessi Sposi:“Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli..” rappresenta il paesaggio retrostante la Gioconda” prosegue Magnani.

Gioconda che non è la Mona Lisa, bensì la Signura di Lombardia, come scriveva nel 1517 nei suoi appunti il canonico molfettese Antonio de Beatis, accompagnatore presso Leonardo a Amboise del Cardinal Luigi d’Aragona. La Gioconda, vista nella camera da letto di Napoleone nel 1804 è la sagoma con cui Manzoni tratteggia Lucia.

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