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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica della domenica mattina a cura di Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile – con Enrica Perucchietti si chiama L’Altra Domenica.
La notizia di inizio settimana è la resa definitiva di Zuckerberg, patron di Meta alla fine del fact-checking negli USA. L’amministratore delegato della piattaforma più celebre e affollata del mondo modifica le politiche di moderazione dei contenuti con una frase lapidaria “Troppa censura, serve più libertà!”
Sicuramente l’elezione bis di Trump ha avuto un peso determinante sulla decisione, nel tentativo ormai esplicitato, di riposizionarsi al fianco del tycoon.
La chiusura del programma introdotto otto anni fa per arginare la circolazione di notizie false su Facebook e Instagram che affida a siti di informazione e fact-checker terzi la valutazione di post apparentemente falsi al fine di etichettare quelli fuorvianti è una novità che sconvolgerà e coinvolgerà in una prima fase i soli Stati Uniti.
Ed in Italia ed in Europa cosa succederà?
Certo è – e qui lo denunciamo da anni – che il fact-checking non funziona, anzi, peggiora le cose, rafforzando la polarizzazione.
Imporre dall’alto un modello di controllo non ha mai funzionato e la verità, nella sua accezione più ampia, è spesso ambigua, contestuale e soggetta a interpretazioni.
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