Su Fabbrica della Comunicazione, la riflessione di Enrica Perucchietti e Beatrice Silenzi.
“Pur avendo violato la legge, Julian Assange ha fatto la cosa giusta” rivelando, o meglio, favorendo la rivelazione, di abusi ed atrocità governative.
Questo è, in sintesi, il motivo che sostiene la richiesta di liberazione formulata da attivisti e difensori (anche di maniera) del diritto all’informazione.
Per quanto emotivamente “forte”, tuttavia, un argomento del genere non è sostenibile perché è basato su una concezione “religiosa” che confonde il diritto con l’etica e che rifiuta il processo giudiziario come strumento per accertare la responsabilità”. Queste le parole del quotidiano “La Repubblica”.
Di fatto Assange oggi è tra i paladini della libera informazione e praticamente ignorato dai media mainstream.
Quanto gli sta ancora capitando assomiglia a quella voglia vessatoria propria del Sistema di potere che ama punire l’uno per educare tutti gli altri.
E gli Altri, in questo momento sono tutti coloro che compiono scelte coraggiose ogni giorno, etiche.
Che fanno della deontologia professionale la caratteristica precipua del proprio mestiere di Giornalisti.
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