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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica della domenica mattina a cura di Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile – con Enrica Perucchietti si chiama L’Altra Domenica.

È polemica sulla Zona 30

Scoppiata dopo la scelta di Bologna di istituire il limite di velocità a 30 chilometri orari (invece dei consueti 50 previsti dal codice stradale) nelle strade urbane, la discussione si allarga in tutte le città toccate dal progetto attivo in più della metà delle strade comunali d’Italia. 

Le Zone 30 raggiungeranno quota 80 percento con gli ultimi interventi previsti entro la primavera di quest’anno, ma con un approccio diverso, più graduale e “soft”, viene detto.

Il vice premier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini si dice “al fianco di tutte le amministrazioni che vogliono mettere in sicurezza i punti difficili delle città, ma non farò parte di un partito anti-auto, perché i cittadini ci vanno al lavoro” e si è detto contrario all’idea di “bloccare un’intera città a suon di multe e limitazioni”. 

Quali i benefici?

Si parla di una migliore convivenza tra auto, biciclette e pedoni, di una sostanziale riduzione dell’inquinamento atmosferico ed acustico. 

Si fa riferimento ad un generico aumento della sicurezza stradale e ad un altrettanto generalizzato minore o pari consumo di carburante.

Se questi possono essere considerati benefici, veniamo ora al conteggio delle criticità

La diminuzione a 30 km/h porta ad un aumento consistente dei tempi di viaggio, senza considerare che è urgente ripensare il potenziamento e la rimodulazione dei trasporti pubblici, spesso insufficienti, specie nelle piccole realtà. 

Nelle Zone 30, infine, il progetto deve prevedere interventi che favoriscano pedoni e ciclisti.

Ma, come al solito, si assiste ad una nuova misura eccessivamente sanzionatoria, buona solo “per far cassa” a discapito della gente.

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