di GIORGIO PANDINI

Ha ancora senso il liceo classico?
Questa è la domanda che da qualche tempo, con sempre più frequente regolarità, viene sollevata da più parti nei confronti di quella che tradizionalmente è considerata una scuola di élite.
I detrattori della formazione classica ne chiedono addirittura l’abolizione, in quanto viene ritenuto obsoleto, inutile e poco adatto a preparare i giovani alle complesse sfide della società moderna.

Attualmente, in Italia, il mondo delle imprese fatica a trovare figure professionali – di tipo tecnico – che siano qualificate e possano svolgere le mansioni richieste al fine di supportare ed alimentare la produzione industriale, o il settore medico-scientifico.

Nel contempo, le scuole superiori e le università sfornano neodisoccupati, costringendoli ad adattarsi a lavori spesso precari e sottopagati, o a lasciare il Paese, cercando fortuna all’estero.

Per riassumere la situazione: in Italia la domanda e l’offerta di lavoro hanno la tendenza a viaggiare su binari paralleli che raramente si incontrano…

Il mutamento sociale degli ultimi decenni ha avuto come conseguenza la migrazione delle iscrizioni alle superiori, dagli istituti tecnici (tradizionalmente sempre molto frequentati) ai licei (considerati “scuole elitarie”, frequentate solo dai “migliori”, o dai più abbienti, in quanto, dopo l’esame di maturità, conducono naturalmente l’alunno al percorso universitario, con un aggravio di costi per le famiglie).

Da tempo ormai, i nostri figli devono necessariamente raggiungere l’ambito titolo di “dottore”, come se fare l’operaio, il ragioniere o il geometra non avesse alcun appeal. 
Nell’era dei social e delle chat scolastiche, poi, la competizione – anche delle mamme al bar! – ha toccato il livello per cui non è più sufficiente avere i voti migliori, serve il titolo!

La soluzione “democratica” è dunque la seguente: aboliamo il liceo classico!
Basta con queste lingue morte, che se sono morte ci sarà pure un motivo no?
Via il latino, via il greco, niente più storia e letteratura.

L’economia ci chiede esperti di informatica e ricercatori scientifici? Serve gente che sappia elaborare un vaccino X che, in futuro, potrà salvarci da una nuova pandemia e far guadagnare milioni di dollari alle aziende farmaceutiche?
Cosa non si fa in nome del dio Denaro!

Poi c’è la tesi opposta. 
Quella che cerca di salvare la formazione classica, perché studiare greco e latino ci permette di avere accesso diretto alla nostra storia, alle fonti, da cui sono nate la cultura e la società occidentale.
Quella che sottolinea che non si può prescindere dagli autori che studiamo da secoli per comprendere il pensiero, la politica, la filosofia, il diritto. Per capire chi siamo e il mondo nel quale viviamo.

L’unica obiezione che pare oggettivamente fondata è quella della mancanza delle lingue straniere moderne, in un mondo che negli ultimi secoli è stato rifondato da zero sulla base di queste: francese, inglese e tedesco, per citarne alcune.

A mio parere, si tratta solo di un problema di forma e di (poca) sostanza.
L’obiettivo dello studio delle lingue, qualsiasi esse siano, è solo uno: la comprensione.
Capire il contesto in cui si muove il mondo e farsi capire dagli altri.
Come possiamo sapere chi siamo, se non abbiamo contezza del nostro passato, delle nostre origini culturali, filosofiche, politiche, amministrative e del diritto che discende da concetti del mondo antico?

Questa è l’importanza delle materie umanistiche: sono fatte da uomini!

Diceva Totò: “nel mondo esistono uomini e caporali”, pare che l’economia globale preferisca estinguere l’uomo in favore di una massa di caporali.
Oggi pensare è un lusso per pochi e, nella vulgata, l’intellettuale è uno snob da disprezzare. Guai a leggere un libro! Ma si scrive ancora meno (tanto c’è chat GPT…) e il cervello è atrofizzato da social e smartphone, che pensano per noi.
L’essere umano deve solo lavorare, produrre e spendere quanto guadagnato per cose che, per lo più, non servono.

Alla domanda: Ha ancora senso il liceo classico?
Dovremmo tutti rispondere:
Per quanto l’ideologia sia entrata in tutte le scuole, quelle di stampo umanistico sono quanto mai necessarie per instillare nei ragazzi la curiosità di alzare lo sguardo da terra ed osservare il cielo stellato sopra di noi.