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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica della domenica mattina a cura di Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile – con Enrica Perucchietti si chiama L’Altra Domenica.

Si parte da Aitana Lopez, professione influencer.

Una donna forte e determinata, instancabile lavoratrice, uno scorpione passionale con un amore particolare per i videogiochi e il fitness.

Provocante nelle sue foto in lingerie, ma in fondo anche una ragazza semplice che la mattina posta la colazione.

Peccato che la bellissima venticinquenne modella spagnola dai capelli rosa sia un prodotto dell’intelligenza artificiale, ideata da Rubeñ Cruz, fondatore dell’agenzia di modelle The Clueless.

A differenza delle influencer in carne ed ossa, Aitana lavora h 24, posare davanti a qualsiasi ambientazione, non si lamenta mai, non costa molto e promette guadagni fino a oltre 10 mila dollari al mese tra pubblicità e campagne di comunicazione.

È diventata il volto di un’azienda di integratori sportivi e su Instagram ha già 164 mila follower, ma ultimamente è approdata su OnlyFans e altre piattaforme simili sulle quali è possibile monetizzare offrendo contenuti a luci rosse. 

È solo l’ultima di una schiera di avatar che si muovono nel virtuale e non lo nascondono.

Ricordiamo la ventiquattrenne Milla Sofia, di Helsinki, con oltre 122 mila follower o le italiane Eli e Sofi, gemelle Siciliane, nate per mano di Elisa Nieli, con 46 mila follower. Più volte intervistate, dicono: «Amiamo viaggi, bellezza, natura, moda, food, scienza e arte».

Poi ci sono star virtuali create per combattere gli stereotipi: Nefele ha i capelli corti ed il corpo è ricoperto da lentiggini e vitiligine, parla di temi come l’empowerment femminile e gender fluid.

Comunque la si voglia mettere, l’impatto c’è stato e l’intelligenza artificiale sta cambiando il mondo del lavoro e la nostra società.

Se a novembre 2022 OpenAi ha pubblicato ChatGPT, tecnologia in grado di scrivere testi e creare immagini come se a generarli fosse un umano, un anno dopo è passata da zero a un miliardo e mezzo di utenti, raggiungendo una valutazione di almeno 80 miliardi di dollari.

Chi la usa lo fa per scrivere mail, controllare bilanci, fare previsioni, creare siti internet o sviluppare applicazioni. Ma l’indiziato numero uno resta sempre il mondo dell’occupazione.

Minacciato da strumenti che sanno già fare molti dei compiti svolti dagli umani.

Secondo la banca statunitense Goldman Sachs, l’Ai potrebbe sostituire nei prossimi 10 anni 300 milioni di posti di lavoro a tempo pieno.

Un quarto delle attività lavorative negli Stati Uniti e in Europa.

Il WEF (Word Economic Forum) calcola 85 milioni di posti di lavoro sostituiti già entro i prossimi due anni.

Tutti i report che sottolineano come l’uso dell’Ai potrebbe creare nuove figure professionali all’interno delle società avanzate. Figure professionali che, tuttavia, potrebbero diventare desuete prima del tempo.

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