;

Clicca per guardare il video

Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica Viaggio nella Storia Contemporanea è a cura del giornalista e scrittore Franco Fracassi – già co-autore di una collana di 12 volumi dal titolo “Nei Secoli Brevi” – che commenta con Beatrice Silenzi fatti e personaggi degli ultimi 120 anni.

Nel novembre 1977 le Br sparano e feriscono l’onorevole Publio Fiori, dirigente regionale della Dc, e scrivono sul muro della zona dell’attentato: «Oggi Fiori domani Moro». È la fase in cui le Br stanno preparando il sequestro di Moro.

Dopo quella scritta è ingiustificabile che non si sia provveduto a fornire a Moro e alla sua scorta la macchina blindata, anche se Moro non ne avesse fatto richiesta.
Il fatto che Moro e la sua scorta fossero privi di una macchina blindata evidenziava una insufficienza di protezione che Andreotti tentò di minimizzare affermando: «Cossiga ha smentito nella maniera più netta che Moro avesse chiesto l’auto blindata».

Dopo Sossi e soprattutto dopo Coco, si capiva che le Br miravano più in alto con l’obbiettivo di uccidere. Lo dichiaravano esplicitamente nel Quaderno n. 4 diffuso nell’autunno del 1977, in cui si esaltava il sequestro Schleyer da parte della Raf in Germania. Scrivevano di colpire la Dc nei suoi organi centrali. Miravano al vertice.

Perché il sequestro Moro?
Il leader politico voleva rendere l’Italia una democrazia compiuta, dove anche la sinistra, rappresentata dal Pci, potesse governare. Il progetto non era però gradito agli Stati Uniti. E per questo egli era stato minacciato dal segretario di Stato Usa Henry Kissinger: «Onorevole, deve smettere di perseguire il suo piano politico per portare tutte le forze del suo Paese a collaborare direttamente. Onorevole, o lei smette di fare queste cose, o la pagherà cara, molto cara. Veda lei come la vuole intendere, noi l’abbiamo avvisata».

Moro, seppur spaventato (pensò persino di smettere con la politica e dedicarsi esclusivamente all’insegnamento universitario), andò comunque avanti.
Maria Fida Moro, la figlia del leader democristiano, avrebbe raccontato alcuni anni dopo: «Ricordo il 3 agosto del 1974, altra data infausta della storia italiana. Papà allora era ministro degli Esteri e avrebbe dovuto raggiungerci in treno a Bellamente, sulle montagne del Trentino, dove di solito trascorrevamo insieme le vacanze estive.

Era già salito sulla sua carrozza, alla stazione Termini, e il treno stava per partire, quando all’ultimo momento arrivarono dei funzionari e lo fecero scendere perché doveva tornare per firmare delle carte. A causa di quell’imprevisto, perse il treno e fu costretto a raggiungerci in macchina.

Un ritardo provvidenziale, perché quel treno era l’Italicus. Non ho alcuna prova per dirlo con certezza, però ho avuto il sospetto che la bomba esplosa poche ore dopo nella galleria di San Benedetto Val di Sambro avesse come obiettivo proprio lui. Dal 1974, dopo la strage dell’Italicus, papà volle che avessimo una scorta anche noi figli».

E proprio dal 1974, per scongiurare scenari sgraditi anche a Kissinger, in Italia si passò dalle stragi neofasciste alle azioni delle Br, una nuova fase per evitare il temuto “compromesso storico”. E come risposta a patti che l’Italia aveva segretamente siglato con Paesi considerati “nemici” dagli Stati Uniti.

Il video pubblicato è di proprietà di (o concesso da terzi in uso a) FABBRICA DELLA COMUNICAZIONE.
E’ vietato scaricare, modificare e ridistribuire il video se non PREVIA autorizzazione scritta e richiesta a info@fcom.it.