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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica della domenica mattina a cura di Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile – con Enrica Perucchietti si chiama L’Altra Domenica.

Nel 1959, Shirley Jackson, autrice americana di romanzi gotici e horror, scrisse L’incubo a Hill House, romanzo da cui è stata tratta la serie tv Netflix. L’incipit del romanzo dice: “Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà; perfino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuni. Hill House, che sana non era, si ergeva sola contro le sue colline, chiusa intorno al buio; si ergeva così da ottant’anni e avrebbe potuto continuare per altri ottanta.“

Cassandra ha per protagonista la famiglia Prill, che si è trasferita in una casa in mezzo al bosco. Non una casa qualunque, ma una smart house costruita negli anni Settanta e inabitata da quando i precedenti inquilini l’hanno lasciata. Il robot, Cassandra, è la “proprietaria” della casa e nelle puntate si svela un volto inquietante e distopico della robotica ad uso domestico.

Nel panorama televisivo, Cassandra si inserisce assieme a Dark e a 1899 fra le serie televisive tedesche di maggior successo in Europa. Il nome del robot ricorda quello della profetessa di Apollo che presagiva catastrofi e apocalissi a cui nessuno credeva, lasciando presagire una situazione che si farà sempre più asfissiante e claustrofobica.

Cassandra, la smart house, il robot protagonista della recente fiera in Cina, sono lo specchio delle nostre paure contemporanee sono il focus della riflessione settimanale. 

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