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Su Fabbrica della Comunicazione la rubrica Libero Pensiero è cura di Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile, qui con Ferrante De Benedictis.
La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2023, conosciuta anche come COP28, è stata la Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
Si è tenuta all’Expo City di Dubai, sotto la presidenza degli Emirati Arabi Uniti, dal 30 novembre al 12 dicembre 2023.
Presenti i leader di quasi 200 Paesi, con circa 70.000 delegati.
Presente re Carlo III del Regno Unito, che già aveva partecipato anche alle precedenti COP, dato il suo impegno ambientale, ma significative le assenze: Papa Francesco, il presidente USA Joe Biden e Xi Jinping, presidente della Repubblica Popolare Cinese.
Ha fatto discutere l’affermazione del Sultan Ahmed Al Jaber, presidente di Cop28 ma anche amministratore delegato della compagnia petrolifera degli Emirati Arabi Uniti Adnoc: “Non ci sono evidenze scientifiche che sia necessario abbandonare le fonti fossili per centrare l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di mantenere l’aumento della temperatura media globale entro gli 1,5 gradi”.
Pare chiaro che ognuno tira acqua al suo mulino.
Sia incoscienza, o incapacità o forte condizionamento delle lobby del fossile, fatto sta che il risultato della COP28 non è stato quello sperato.
Da chi?
Da coloro che sono ossessionati dal climate change, dalla parossistica narrazione proposta da Greta e che premono affinché sia rispettata l’Agenda 2030.
A tal proposito, con una transizione ecologica ed energetica più lunga del necessario, tutta l’emergenza viene posticipata di vent’anni.
Gli sforzi di rimanere sotto l’aumento di 2°C rispetto alla temperatura dell’epoca preindustriale e cercando di non superare 1.5°C, rimangono insufficienti.
Obiettivi di temperatura che erano stati ratificati nell’Accordo di Parigi, ma che oggi appaiono lontani in questo approccio più graduale, che prevede di “abbandonare i combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere lo zero netto entro il 2050, in linea con la scienza”.
Nei prossimi anni, si assisterà all’implementazione di tecnologie a zero e basse emissioni: dalle energie rinnovabili al nucleare, alla produzione di “idrogeno green”.
Un ruolo importante verrà rovesciato sui piccoli territori, sulla società civile, sulle Regioni, per accelerare concretamente una transizione ecologica, energetica e sociale – a loro dire – ormai necessaria.
Una transizione che dovrà essere complessa ed equa, perché le risorse che saranno necessarie sono molte e dovranno essere principalmente pagate da chi si è reso responsabile in prima istanza della crisi climatica, alla ricerca illimitata di profitto.
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