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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica Politicamente è a cura dello scrittore e storico Paolo Borgognone che commenta con Beatrice Silenzi fatti di attualità, politica e geopolitica.

L’offensiva dei ribelli jihadisti in Siria ha raggiunto il suo obiettivo: l’8 dicembre il regime di Bashar al-Assad è caduto, dopo 24 anni. L’ex presidente si è dato alla fuga, colto alla sprovvista, poiché nessuno si aspettava che l’insurrezione, lanciata il 27 novembre, riuscisse a essere portata a termine in poco tempo.

Adesso si trova a Mosca, dove gli è stato concesso asilo, mentre la capitale Damasco è in mano ai miliziani di stampo islamico: forze antigovernative guidate da Hts (Hayat Tahrir al-Sham) con a capo Abu Muhammad al Jolani, che parlano dell’inizio di una “nuova era”.
La situazione è però lontana dall’essere definita.

C’è caos interno alla stessa Siria – divisa tra molte fazioni ribelli – e lo scenario politico, già complicato nel Medio Oriente, si arricchisce, purtroppo, ora di un nuovo tassello. Cosa succederà adesso?

E quale situazione attende l’Ucraina, soprattutto dopo l’elezione di Trump?

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