di GIORGIO PANDINI
“Il motivo per cui lo facciamo è perché siamo tutti consapevoli che il pianeta sta cambiando”, parola di Samantha Baldwin, una dei responsabili del Progetto dell’Istituto Plant and Food Research, avviato per cercare di produrre frutta in laboratorio, senza le parti che normalmente vengono scartate perchè non edibili.
Dopo la carne sintetica e la produzione di embrioni umani in vitro ai fini di ricerca, non poteva mancare uno studio sperimentale che riguardasse la frutta.
Gli scienziati, con il finanziamento del governo della Nuova Zelanda, hanno avviato un progetto quinquennale, a base di cellule di mirtilli, pesche, mele, ciliegie ed uva che non presentino parti di scarto.
L’obiettivo è quello di salvaguardare la sicurezza alimentare, mantenendo però inalterata l’appetibilità del prodotto per il consumatore finale.
Fondamento del progetto è l’idea di ridurre l’impatto ambientale nella produzione di frutta, azzerando costi ed emissioni di carbonio generate dalla produzione, permettendone la coltivazione virtualmente illimitata anche nelle città, in modo da eliminare la necessità del trasporto e, nel contempo, il rischio della perdita di raccolti per maltempo o per variazioni ambientali, quali, ad esempio, l’innalzamento delle temperature.
Secondo i ricercatori, la produzione di alimenti vegetali coltivati in laboratorio potrebbe essere tra le soluzioni ai danni ambientali generati dall’attività dell’uomo.
Secondo Ali Rashidinejad, studioso che partecipa al progetto, sarà difficile introdurre tali alimenti nella dieta dei consumatori per la generale diffidenza della gente.
Sarà quindi necessario dimostrare la sicurezza per la salute, attraverso studi clinici accurati.
Occorrerà ancora diverso tempo prima di trovare, nei punti vendita, le mele senza torsolo, o le pesche senza nocciolo, ma, per ora, dovremo accontentarci dei profumatissimi e succosi prodotti Italiani che sono e restano eccellenze in tutto il mondo, soprattutto in termini di qualità e salute.