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Su Fabbrica della Comunicazione la rubrica Libero Pensiero è cura di Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile, qui con Fabio Sarzi Amadè. 

Una informazione sommessa, con notizie che difficilmente trovano spazio nei telegiornali e pochissimo sulla carta stampata, si è occupata in queste ultime settimane della proposta di riforma dei Trattati UE. 

Il Parlamento europeo ha approvato, infatti, il 22 novembre 23 la proposta già approvata dalla commissione Affari costituzionali e predisposta dai relatori Guy Verhofstadt (Renew), Sven Simon (PPE), Gabriele Bischoff (S&d), Daniel Freund (Verdi) e Helmut Scholz (La Sinistra).

Gli eurodeputati chiedono l’espansione delle competenze europee a varie materie tra cui ambiente e biodiversità, sicurezza e difesa, salute e protezione civile.

Fabio Sarzi Amadè, docente di diritto del lavoro e già consulente per la Regione Piemonte a Bruxelles, spiega punto per punto la riforma – che ancora non è reale – segnalandone però l’allarmante peculiarità.

La differenza tra la nostra società, evidenziata anche dalla Costituzione e quella nei Trattati UE è abissale.

L’UE traccia la forma di quello che dovrebbe essere il “cittadino modello”, attraverso una riforma che si prospetta di dimensioni e importanza tali che, più che una riforma, pare essere un Trattato ex novo.

Incredibile la rilevanza di queste proposte in ogni ambito della nostra vita e destano allarme le forti possibilità che queste abbiano successo e possano concretizzarsi.

 

Ecco come ne parla il “Corriere della Sera”

La proposta del Parlamento mira a adattare l’Europa alle sfide del futuro.
Un pieno diritto di iniziativa legislativa per il Parlamento e strumenti di democrazia diretta, inclusa la possibilità di avere dei referendum europei.

Il testo chiede di “aumentare il numero dei settori in cui le azioni vengono decise a maggioranza qualificata”, ad esempio abbandonando il requisito dell’unanimità sulle decisioni di sanzioni – come quelle contro la Russia.

Un reale diritto di iniziativa legislativa per il Parlamento europeo e una “unione di difesa comprendente unità militari e una capacità permanente di dispiegamento rapido, sotto il comando operativo dell’Unione”. 

“Ora il Consiglio deve persuadere gli Stati membri ad aprire la convenzione e a procedere alla riforma”, ha sottolineato Scholz, che prosegue “L’Europa è un progetto di sinistra”.

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