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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica Il Punto di Vista è a cura del giornalista e scrittore Massimo Del Papa – che commenta con Beatrice Silenzi – i fatti del momento.
Eccoci di nuovo a parlare di Sanremo, sempre ed inesorabilmente uguale a se stesso.
Stesso carrozzone di arroganza, falsità, presunzione, agenda woke.
E poi le canzonette.
Nessuna sorpresa e tutte conferme, soliti ritorni, cantanti stantii che hanno l’odore di mobili vecchi, dice Del Papa, per cui ecco i Ricchi & Poveri, Loredana Bertè, i tre del Volo e la Mannoia con i suoi tormenti ideologico-politici.
Ci sono quelli che hanno avuto successo con filastrocche tormentone di stampo gender (“ho visto lei che bacia lui che bacia lui che bacia un cavallo”): Annalisa, laurea in Fisica che dopo una ventina d’anni ce l’ha fatta anche come popstar.
C’è la figlia di Mango e i Kolors, i miracolati finti alternativi: Gazelle, Sangiovanni e quelli che devono ripresentarsi all’Ariston altrimenti la carriera, appena cominciata, è già finita.
C’è il segmento Spotify: Geolier, Dargen D’Amico, Fred De Palma, Il Tre (con le frasi violente nel testo delle canzoni).
Chi poi dovesse vincere, si vedrà alla luce delle solite logiche ed i nomi già circolano.
Massimo Del Papa non risparmia proprio l’inesorabile duo di conduttori, Ama & Ciuri, che hanno già “scassato lo scassabile”, dice.
“Ama”, diminutivo di Amadeus, è il padreterno della situazione e “Ciuri”, alias Fiorello, è l’altro. Con loro la legge dello spettacolo televisivo generalista, che tien conto degli sponsor, delle case discografiche, degli amici degli amici, dell’agenda 2030 è ancora al completo per il 2024.
I due aprono e chiudono tutti i TG Rai, ma qualcuno ricorderà – sostiene Del Papa – quel siparietto di pessimo gusto in cui si distinguevano nel perculare i novax, con spasmi spastici e moti fulminee.
Poi le morti improvvise ci sono state davvero, per lo più sui vaccinati, ma non si esclude un remake nella prossima edizione.
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