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Su Fabbrica della Comunicazione la rubrica Libero Pensiero è cura di Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile, qui con Felice Vinci.
Un recente studio dell’ing. Felice Vinci e dello scrittore Arduino Maiuri sul mito di Re Artù è stato pubblicato sulla rivista scientifica americana “Journal of Anthropological and Archaeological Sciences”
Si parla della “Spada nella Roccia” nel Merlino di Robert de Boron, poema medioevale francese, in cui si legge che Re Artù ottenne il trono britannico estraendo una spada, Excalibur, da un’incudine posta su una pietra.
La spada estratta da Artù corrisponde – dice Vinci – a quella che San Galgano nel 1180 avrebbe infisso in una roccia (dove si trova tuttora) all’interno dell’Eremo di Montesiepi, nelle vicinanze dell’abbazia cistercense di San Galgano, situata nelle Colline Metallifere a 30 km da Siena.
Fa riflettere che il nome stesso di Galgano sia accostabile a quello di Galvano (nipote di Artù e detentore della spada Excalibur) e che nell’abbazia durante il Medioevo fosse attiva una fonderia per la produzione e lavorazione del ferro estratto dalla pirite.
Ma ancora. Il fiume Merse, che scorre nei pressi dell’Abbazia, ha un omonimo nel fiume Mersey, in Inghilterra.
Ma qual è il profondo significato allegorico di questa storia?
Si può ipotizzare che l’espressione “estrarre la spada dalla roccia” sia una metafora, riferita alla capacità di fabbricare una spada, “estraendola” dalla pietra contenente il minerale di ferro.
Una metafora delle attività degli antichi fabbri, se non addirittura come una sorta di “marchio di fabbrica”.
Questa interpretazione trova varie conferme, come sottolinea Vinci, analizzando culture anche molto lontane nello spazio e nel tempo.
Dallo stranissimo leone nella cui carcassa Sansone trova miele e api al fuoco “divoratore” nei rituali del mondo vedico, al fabbro finlandese Ilmarinen che tempera il ferro con il miele, all’eroe giapponese Susanoo che trova una spada nella coda di un mostruoso drago, per non parlare della spada estratta da Volsung da un albero e di quella dissotterrata da Teseo che, esattamente come quella di Artù, ne attesta l’origine regale.
È altresì probabile che in futuro ulteriori studi e approfondimenti estendano queste correlazioni anche ad altre mitologie.
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