di GIORGIO PANDINI

L’industria alimentare è in costante evoluzione e l’ultima tendenza a far discutere è la produzione di carne sintetica.

Promossa come soluzione all’inefficienza del sistema tradizionale di produzione, questa nuova tecnologia ha suscitato un grande interesse in Europa.

Tuttavia la sua introduzione nel mercato, solleva preoccupazioni in termini di impatto sulla salute dei consumatori e sull’ambiente, oltre ad avere importanti implicazioni legali ed etiche.

Il prodotto sintetico, conosciuto anche come carne coltivata in vitro o da laboratorio, viene generato da cellule animali, prelevate in piccola quantità e successivamente coltivate in laboratorio per formare tessuto muscolare completo.

Il processo è complesso e richiede ancora dei miglioramenti significativi per essere reso efficiente su larga scala.

Il primo e più importante problema riguarda il siero fetale bovino utilizzato come nutriente per le cellule in coltura.

Il siero si ottiene uccidendo feti bovini cosa che solleva numerose preoccupazioni etiche riguardo al processo stesso di produzione e richiede l’utilizzo di energia, risorse idriche e sostanze chimiche, aumentando di conseguenza l’impatto ambientale complessivo rispetto alla produzione tradizionale di carne.

Nonostante quella sintetica sia spesso presentata come una soluzione salutare rispetto alla carne tradizionale, ci sono ancora molti dubbi riguardo la sua sicurezza rispetto alla salute umana.
Gli studi a lungo termine circa eventuali effetti sul corpo umano sono ancora limitati, e non è chiaro se ci siano rischi associati all’assunzione di carne prodotta in laboratorio.

Ulteriori preoccupazioni riguardano la presenza di sostanze chimiche utilizzate nel processo di produzione, come antibiotici, fattori di crescita e conservanti e che potrebbero rappresentare un’ulteriore potenziale rischio per i consumatori.

L’Unione Europea ha adottato una serie di regolamenti per affrontare la questione ed attualmente sono in vigore le stesse norme di sicurezza e qualità valide per la produzione tradizionale. Tuttavia, la legislazione non affronta in modo specifico le preoccupazioni ambientali legate alla specificità del prodotto sintetico.

Oltre al notevole consumo di energia e risorse, il processo di coltivazione della carne in vitro genera emissioni di gas serra quindi, a dispetto di quanto pubblicizzato ufficialmente, quest’ultima non rappresenta una soluzione rispetto all’allevamento tradizionale.
Sono necessarie politiche e regolamentazioni specifiche per affrontare l’impatto ambientale della carne sintetica, come l’uso di fonti di energia rinnovabile, la riduzione dell’utilizzo di sostanze chimiche e la gestione sostenibile delle risorse idriche.

In conclusione, nonostante l’interesse suscitato è essenziale affrontare
in modo critico le questioni legate a questo settore emergente. Sarebbe quindi opportuno adottare una legislazione più rigorosa in merito, ed ulteriori ricerche scientifiche indipendenti sono altresì necessarie per valutare, in modo completo, gli eventuali effetti a lungo termine.