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Su Fabbrica della Comunicazione, Beatrice Silenzi– giornalista e direttore responsabile – si occupa della rubrica, “Liberi dalle Dipendenze”, qui con Michele Putrino.
Si parte dal libro di Nietzsche “Il crepuscolo degli idoli”, libretto acuminato in cui l’autore vuole aggirare, auscultare e rovesciare tutti quegli «idoli» che accompagnano la nostra storia.
Il filosofo critica la cultura tedesca dell’epoca, bollandola come grezza e plaude a Cesare, a Napoleone, a Goethe, a Dostoevskij, a Tucidide ed ai sofisti, visti come tipi umani più forti e più sani.
Attraverso le sue parole di “ultimo degli stoici”, la lettura del passato vede i Romani prevalere sui Greci, anche da un punto di vista culturale.
Egli suggerisce che la gente (soprattutto i Cristiani), confonde l’effetto con la causa, proiettando il proprio ego e la propria soggettività su altre cose, creando il concetto illusorio dell’essere e, quindi, anche di Dio e, nel proporre come anche il concetto di “libero arbitrio” sia un’illusione, conclude che ciò che la gente, solitamente, considera “vizio” altro non sia, in effetti, che “l’incapacità di non reagire a uno stimolo”.
Allo stesso modo, sentire un vuoto dentro di noi – come delineato a chiare lettere nella prefazione del libro “È tossico. Viaggio nelle dipendenze e nei comportamenti devianti”di Beatrice Silenzi – che deve essere riempito da sostanze o comportamenti che potrebbero rivelarsi “tossici”, è qualcosa che ci allontana dalla realtà.
Qualcosa che ci porta in un mondo edulcorato in cui i concetti di fatica, sofferenza, morte sono allontanati perché si vuol lasciare spazio alle illusioni.
Illusioni che però hanno solo la peculiarità di confonderci, senza curare mai il nostro malessere e senza mai fornirci una soluzione vera.
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