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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica Viaggio nella Storia Contemporanea è a cura del giornalista e scrittore Franco Fracassi – già co-autore di una collana di 12 volumi dal titolo “Nei Secoli Brevi” – che commenta con Beatrice Silenzi fatti e personaggi degli ultimi 120 anni.
All’inizio del Ventesimo secolo la Cina era ancora un impero, retto dalla dinastia Qing, ed era un territorio prevalentemente agricolo, con poche industrie e un sistema economico dominato dai grandi proprietari terrieri.
La maggior parte della popolazione lavorava le terre dei proprietari e viveva in condizioni di povertà. Era soggetta a forti ingerenze dell’Occidente, iniziate nell’Ottocento con i cosiddetti “trattati ineguali”, al punto che molti Paesi, inclusa l’Italia, si erano assicurati il possesso di basi (le “concessioni”) in territorio cinese.
Alla caduta dell’ultimo imperatore della Cina, Pu Yi, le province periferiche del Tibet e dello Xinjiang si resero autonome. La Mongolia divenne indipendente perché era un territorio della Corona e, alla fine della dinastia, non sussistevano ormai più legami con la Cina.
Tutto cambiò con la rivoluzione russa del 1917. In Cina iniziò a penetrare l’ideologia marxista. E la fondazione del Partito Comunista Cinese il primo luglio del 1921 a Shangai costituì certamente un passaggio fondamentale nella lunga e complessa vicenda della rivoluzione cinese.
Le grandi manifestazioni studentesche e giovanili contro il trasferimento dei diritti della Germania sullo Shantung al Giappone deciso dalle potenze vincitrici della prima guerra mondiale con il Trattato di Versailles furono la prima grande manifestazione del carattere insieme nazionale e antimperialista della Rivoluzione cinese.
Il tema della modernizzazione al centro del sommovimento culturale della Cina teso al superamento della vecchia cultura feudale e alla conquista delle idee e dei valori di una cultura nuova e scientifica si intrecciò a quello patriottico della difesa dell’indipendenza e dell’autonomia nazionale della Cina.
La rivoluzione cinese fu certamente la prima colossale manifestazione del risveglio dell’Asia, così prontamente individuato nell’analisi leniniana dell’epoca imperialista.
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