di GIORGIO PANDINI

Robert Oppenheimer, considerato il padre della bomba atomica, complessa figura del ‘900, arriva al cinema, omaggiato nell’ultima opera di Christopher Nolan.

Proviamo a conoscerlo meglio.

Figlio di genitori ebrei tedeschi emigrati negli Stati Uniti, Oppenheimer rivela sin dall’infanzia una spiccata intelligenza ed interessi profondamente culturali, come lo studio della poesia e una grande passione per le lingue (ne impara sei, incluso il sanscrito!).

La sua particolare propensione per l’ambito scientifico, lo porta, nel 1925 a laurearsi in Fisica presso la prestigiosa università di Harvard, cui fa seguito un Dottorato in Germania, nel 1927, all’università di Gottinga.

Due anni dopo ritorna negli Stati Uniti, mentre Hitler inizia la sua ascesa al potere, dopo aver pubblicato diversi lavori accademici in fisica in tandem con altri scienziati di fama mondiale, come Max Born e Wolfgang Pauli.

In Patria intraprende la carriera di ricercatore ed insegnante di fisica teorica all’università di Berkeley ed al Caltech (California Institute of Technology).

Proprio a Berkeley, Oppenheimer collabora con Ernest Lawrence, l’inventore del ciclotrone, ed insieme al collega Hartland Snyder pubblica quello che il fisico e storico della scienza Jeremy Bernstein definirà “uno dei più grandi articoli della fisica del ventesimo secolo”, in cui vengono gettate le basi per la “Teoria dei buchi neri” che verrà compiutamente formulata solo trent’anni più tardi.

Dopo l’invasione della Polonia del 1938, Albert Einstein, Leó Szilárd ed altri fisici emigrati negli Stati Uniti scrivono al presidente Roosevelt per avvertirlo che la Germania avrebbe potuto sviluppare bombe atomiche, suggerendo che gli Stati Uniti avrebbero dovuto precederla.

Il generale Leslie R. Groves sceglie proprio Oppenheimer per formare un team di scienziati abili a sviluppare una nuova tecnologia bellica, denominata “Progetto Manhattan”.

Come direttore scientifico, Oppenheimer recluta le menti più brillanti degli U.S.A.: Frank Biondi, Arthur Compton, Harold Urey, Enrico Fermi, Ernest Lawrence, Glenn Seaborg, Edwin McMillan, Emilio Segrè, Owen Chamberlain, Eugene Wigner, Julian Schwinger, Richard Feynman, Hans Bethe, Luis Álvarez, James Rainwater, John van Vleck, Val Fitsch, William Fowler e Norman Ramsey, per realizzare i primi ordigni nucleari della storia.

In base agli studi effettuati, si decide di procedere su due strade differenti utilizzando uranio e plutonio.

A ritmi serrati ed in totale segretezza, vengono realizzati “Little Boy” (ordigno all’uranio fatto poi esplodere su Hiroshima) e “Fat Man” (bomba al plutonio con metodo a implosione, sganciata sopra Nagasaki).

Il primo test nucleare (Trinity Test) si svolge il 16 luglio 1945, nel deserto di Alamogordo, vicino a Los Alamos, nel New Mexico, con una bomba al plutonio.

Lo scoppio rilascia energia pari a 21 mila tonnellate di tritolo e il suo calore risulta così intenso da fondere la sabbia nell’area circostante e creando un tipo di vetro verde leggermente radioattivo chiamato “trinitite”.

È in questa occasione che Oppenheimer – dopo aver visto gli effetti devastanti dell’esplosione – avrebbe pronunciato la famosa frase: “io sono Morte, sono il distruttore di mondi” tratta da un testo sacro indiano.

Per lo stesso motivo si adopera affinché la nuova arma non sia utilizzata direttamente sui civili, tentando di convincere l’establishment militare che un test dimostrativo sulla potenza della bomba atomica sarebbe bastato ad indurre il nemico ad arrendersi.

La storia, come sappiamo, è andata diversamente e le due bombe sono state sganciate sul Giappone portando alla fine del Secondo conflitto mondiale con un prezzo altissimo pagato in termini di vite umane.

Già nel ’45 Oppenheimer scrive pubblicamente che le armi nucleari sono strumenti “di aggressione, di sorpresa e di terrore” e che l’atomica è la massima espressione d’inumanità e cattiveria della guerra moderna ed a lui si accodano numerosi altri esponenti del mondo accademico e scientifico tra i quali lo stesso Albert Einstein.

Dopo la fine della guerra, gli Stati Uniti iniziano a sviluppare la bomba all’idrogeno come evoluzione di quella atomica, ma Oppenheimer si oppone strenuamente al progetto, forte del suo incarico di presidente del comitato consultivo della commissione per l’energia atomica dal 1947 al 1952 (quando viene effettuato il test della Bomba H sviluppata dal fisico Edward Teller).

A causa della sua forte e decisa presa di posizione contro la corsa agli armamenti nucleari, egli viene ostracizzato e perseguito da quella “caccia alle streghe” – volta ad eradicare il comunismo dalla società americana – che contraddistingue gli anni ’50 americani ad opera del famigerato senatore McCarthy.

Basandosi infatti su vecchie carte dell’Fbi (che documentavano le simpatie di Oppenheimer per gli ambienti politici), sul rifiuto a collaborare alla realizzazione della bomba ad idrogeno e sulla testimonianza sfavorevole di Teller, la commissione di indagine accusa lo scienziato di essere comunista e di aver passato i segreti sulla bomba ai sovietici.

In realtà, vere prove non esistono.

In ogni caso, nel 1954 al fisico viene vietato l’accesso alla Atomic Energy Commission “per ragioni di sicurezza nazionale”.

La comunità scientifica insorge, riuscendo, nel giro di pochi mesi, a farlo confermare nell’incarico di direttore dell’Institute for Advanced Studies di Princeton, carica che mantiene fino alla morte, avvenuta nel 1967 per un tumore alla gola.

Nel ’63, riceve, dal presidente Lyndon Johnson, il Premio Enrico Fermi come “riabilitazione” ufficiale, ma è solo nel dicembre 2022 che la segretaria del dipartimento per l’Energia del Governo Biden, Jennifer Granholm, dichiara che il processo del 1954 era viziato da preconcetti e scorrettezze durante l’inchiesta, mentre, al tempo stesso, vengono ulteriormente rafforzate le prove della sua lealtà e del suo amore per gli Stati Uniti.

E così, come Prometeo ha fatto dono del fuoco all’umanità, rubandolo agli Dei e pagandone le conseguenze, analogamente Oppenheimer ha sviluppato una tecnologia affascinante ed estremamente pericolosa che obbliga chiunque a porsi tante domande sull’etica e sulla stessa natura umana.

Domande sulle quali siamo tutti chiamati ad interrogarci personalmente.