di GIORGIO PANDINI
Pensavi anche tu – ingenuamente – di trascorrere un Natale tranquillo?
Dobbiamo ricrederci.
C’è dell’inverosimile a Capocastello di Mercogliano, ridente cittadina dell’Avellinese, dove il parroco Don Vitaliano Della Sala, alla stregua di un novello Don Abbondio che non voleva far torto al potente Don Rodrigo, ha pensato bene di non prendere posizione.
O meglio, in verità, ha pure esagerato, allestendo un presepe per così dire “arcobaleno”, alternativo, in cui compaiono due Madonne (sì, proprio così!) accanto alla mangiatoia con il Bambinello.
E dunque via San Giuseppe!
Immolato come simbolo del patriarcato.
E basta con la famiglia tradizionale, quest’anticaglia che sa di naftalina.
Via il vecchiume di istituzioni e tradizioni che ci zavorrano al passato!
Il motto è: siamo inclusivi, “liberi e trasgressivi” come avrebbe cantato Giorgio Gaber.
Interpellato dai giornalisti, Don Vitaliano spiega: “volevo trasmettere un messaggio importante e potente contro l’omofobia ovvero contro tutti gli atteggiamenti e i pensieri di avversione nei confronti dell’omosessualità e delle famiglie arcobaleno”.
Già, e per fare tutto questo c’era – ovviamente – necessità di un surplus di estrogeni e progesterone!
Già scomunicato nel 2002 per le sue posizioni progressiste estreme il parroco è stato successivamente reintegrato dall’attuale pontefice.
Non è nuovo, per altro, a certe iniziative.
Nel 2021, sempre nel presepe locale aveva sostituito San Giuseppe e il Bambino con due profughi siriani mutilati.
Insomma il presepe, per lui, è proprio una fissazione!
E quest’anno, a farne le spese è toccato al povero Giuseppe, che nella battaglia social-culturale sull’inclusività, rimane l’unico escluso.
Da padre putativo a “imputato” di patriarcato, è un attimo!
Sono solo squallide iniziative ideologiche in nome di una fluida marea che ci sta pian piano sommergendo, ma del doman, come diceva il Magnifico “non v’è certezza”.
E per San Giuseppe? Una prece.