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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica Politicamente è a cura dello scrittore e storico Paolo Borgognone che commenta con Beatrice Silenzi fatti di attualità, politica e geopolitica.
Trump è Presidente da pochi giorni e procede con la scelta dei ruoli chiave per la sua amministrazione: le prime nomine vedono da una parte l’incarico annunciato e previsto per il ceo di X, Elon Musk, dall’altra la nomina a sorpresa del conduttore di Fox News Pete Hegseth al Pentagono.
Durante la campagna elettorale Trump ha dichiarato che Musk sarebbe stato una sorta di revisore dei conti dello stato, con il compito di risanarli.
L’imprenditore sudafricano parlava dell’argomento, sostenendo che, dopo la creazione del ministero dell’istruzione, gli Stati Uniti hanno perso terreno nel mondo.
Cosa ne sarà dei conflitti d’interesse, considerando la portata delle attività di Musk? E degli investimenti di Tesla in Cina, dal momento che Trump vuole sanzionare l’economia di Pechino?
Oggi il suo ruolo è quello più contestato. Musk è alla guida del nuovo dipartimento per l’efficienza governativa; lavorerà insieme all’ex candidato repubblicano alla presidenza Vivek Ramaswamy e dovrà consigliare su “come ridurre la spesa della burocrazia”.
A guidare la Cia, Trump ha scelto il deputato del Texas John Ratcliffe, già direttore della National intelligence, per il Pentagono, invece, si affida a Pete Hegseth, il quale, tra gli episodi più controversi della sua carriera, annovera l’aver persuaso nel 2019, sempre Trump a graziare tre soldati condannati per crimini di guerra in Iraq.
Dopo la promessa di voler licenziare i “generali woke” promotori della della diversità nei ranghi militari, Trump intende dare un nuovo segnale, epurando un certo numero di generali e ammiragli.
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