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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica Approfondimento Stoico è a cura dello scrittore ed antifilosofo Michele Putrino e Beatrice Silenzi, direttore responsabile.
Il mito della caverna è una delle allegorie più conosciute di Platone, narrato all’inizio del settimo libro della “Repubblica” e possiamo interpretarlo come una sintesi dell’intero pensiero di Platone.
“Pensa a uomini chiusi in una specie di caverna sotterranea…”, così comincia ed è ambientato in una caverna sotterranea, dove vi sono degli schiavi, incatenati e costretti a guardare e rivolgere la testa solo davanti a sé.
Dietro di loro vi è un fuoco e tra il fuoco e loro vi è un muro costruito su una strada in salita. L’immagine di chiunque passa, con qualunque oggetto porti con sé, proietta la sua ombra (grazie al fuoco) sul fondo della caverna: ciò permette ai prigionieri di vedere solo le ombre, e non la realtà esistente e “per questi uomini la verità non può essere altro che le ombre degli oggetti”.
Ma se uno riuscisse a liberarsi da quelle catene? Voltandosi non vedrebbe più ombre, bensì la realtà delle cose.
Inizialmente non distinguerà nitidamente gli oggetti, poiché accecato dalla luce; solo successivamente riuscirà a scrutare le cose direttamente ma ancora incapace di volgere gli occhi al sole.
Dopo un po’ potrà fissare il sole di giorno e ammirare lo scintillio delle cose reali. Lo schiavo vorrebbe ora rimanere lì, in quel mondo di superiore bellezza, ma, se per rendere partecipi i suoi compagni, scendesse nuovamente nella caverna?
I suoi occhi sarebbero offuscati dall’oscurità, non è più abituato a vedere le ombre: verrebbe deriso, respinto e alla fine, probabilmente, ucciso dai vecchi compagni, infastiditi dal vano tentativo di portarli alla “luce”.
La Caverna rappresenta il nostro mondo, il mondo sensibile e gli schiavi sono in grado vedere solo le ombre, le immagini superficiali delle cose, le catene rappresentano l’ignoranza e le passioni che ci inchiodano al mondo del “non essere”, delle cose false. Solo grazie alla conoscenza e alla filosofia è possibile la “liberazione dello schiavo“.
L’uomo può uscire e vedere il mondo vero, il mondo delle idee.
Quando rientra nella caverna, però, gli altri schiavi rideranno di lui fino a considerarlo pazzo e la storia si chiude, tragicamente, con la morte del filosofo, la stessa sorte che toccò al suo grande maestro: Socrate.
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